Tecnologia

Acquisti online, occhio dove spendi i tuoi soldi: questi negozi non esistono

Occhi bene aperti quando si tratta di acquisti online: fidarsi di chiunque è una mossa poco astuta. Prendiamo ad esempio questi negozi: in realtà non esistono, sono state raccolte innumerevoli denunce. 

Negozi online, questi non esistono (Codiciateco.it)

Ormai tutti sappiamo che la nostra convivenza giornaliera con la tecnologia comporta l’esposizione a dei rischi. La mania dello shopping online, incrementata notevolmente nel periodo del lockdown, offre ampio margine d’azione a tutti quei malviventi che vivono e operano nascosti dietro lo schermo, ragionando su nuovi tentativi di truffe e raggiri da proporre agli utenti del web.

Talvolta acquistare online è più comodo dell’acquistare nei negozi. Si risparmiano tempo e denaro ed è impareggiabile il vantaggio di poter trovare articoli che si fa difficoltà a trovare negli store fisici di zona. Tuttavia, spesso non si fa i conti col fatto che alcuni punti vendita digitali sfruttano la nuova tendenza delle persone a concludere acquisti sul web, rifilando alla resa dei conti articoli non esatti, lontani da quanto mostrato dall’immagine o, addirittura, raccogliendo il denaro senza mettere in atto alcuna spedizione. Purtroppo, si tratta di una realtà particolarmente diffusa: prendiamo ad esempio questa serie di negozi online per la quale sono state avanzate numerose denunce.

Negozi online inesistenti: occhio alle truffe

Occhio alle truffe online: denunce per questi negozi (Codiciateco.it)

E’ stata una recente inchiesta giornalistica internazionale del Die Zenit, del Guardian e di Le Monde a smascherare una vasta rete di shop digitali in realtà inesistenti. Dal 2015, i malviventi che si celano dietro l’immagine di un negozio online avrebbero truffato centinaia di migliaia di persone tra Europa e Stati Uniti. Stando a quanto dichiarato dal Chartered Trading Standards Institute, l’associazione britannica che si occupa di commercio, si tratta di una delle più grandi truffe del web compiute fino ad oggi.

Parliamo di più di 76 mila e-commerce finti, dei quali oltre 22.500 ancora funzionanti e in rete. Sono stati creati da sviluppatori web che vivono in Cina e lavorano con diverse lingue, come l’inglese, il francese, il tedesco, l’italiano, lo spagnolo e lo svedese. Parliamo di un’organizzazione tanto sofisticata quanto ben organizzata: i siti fingono di vendere prodotti di brand di lusso quali Dior, Nike, Lacoste, Hugo Boss, Prada, Versace, nonché articoli di varia natura a prezzi estremamente bassi. In questo modo, raccolgono il denaro degli utenti e i loro dati personali e dati bancari.

La truffa dei negozi online

In realtà, il principale obiettivo di questi truffatori non è il denaro se non la raccolta dei dati sensibili. Non a caso, molte volte i pagamenti non sono andati a buon fine perché bloccati dalle banche o perché rifiutati dagli stessi siti. Non è chiaro cosa accada a chi “cede” i codici di sicurezza dei propri conti correnti: si suppone che i dati raccolti vengano utilizzati in seguito per operazioni di phishing. Addirittura, si ipotizzano dei legami con il governo cinese, in quanto l’archivio di dati personali è estremamente prezioso per agenzie e attività di intelligence.

Le indagini cercano ancora di far chiarezza sul sistema nascosto dietro questa vasta rete di siti web. Sembrerebbe che gli sviluppatori abbiano accesso a più di 2 milioni e mezzo di domini senza proprietario e che eseguano regolarmente dei test per capire quali utilizzare. Vengono poi sfruttati dei sistemi appositi per generare e diffondere siti automaticamente.

Si ha la certezza della base lavorativa collocata in Cina grazie all’analisi degli indirizzi IP dei siti web, ma non è chiaro in quanti siano gli sviluppatori del sistema. Al momento, sappiamo che migliaia di siti sono stati creati da un’unica piattaforma software che conta almeno 210 accessi dal 2015 ad oggi. Gli stipendi di questi professionisti sono pagati tramite banche cinesi: in tre casi i bonifici sono riconducibili ad un’azienda che si presenta come società di commercio estero di scarpe sportive, abbigliamento, borse e altri prodotti, la quale non si è resa reperibile per l’inchiesta.

Emanuela Toparelli

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