Conosci bene i rischi sull’accredito della pensione sul conto corrente? Ecco cosa devi sapere prima di farlo, perché non è sicuro come credi.
Molti pensionati ancora non ricevono l’accredito della pensione direttamente in banca. L’alternativa attuale è riscuoterla alla Posta, un processo lungo e noioso, con code e tempi di attesa evitabili. Questo, però, non è per semplice ignoranza: ci sono diversi motivi per non voler mettere la pensione sul conto corrente. Questo permette di ricevere la pensione subito e comodamente, ma può portare con sé rischi o costi. Uno di questi motivi è la scarsa fiducia dei pensionati verso le banche.
Sono molti i pensionati che credono di essere senti dai creditori se non accreditano la pensione sul conto corrente. Questo è vero, ma solo fino a un certo punto. Quando si tratta di pignoramento esiste un limite non superabile imposto dalla legge.
Questo è il doppio dell’importo dell’assegno sociale, non inferiore a 1.000 euro. Di conseguenza la pensione può essere pignorata solo per un quinto del valore oltre questa soglia. La cosa vale sia per la pensione via INPS che per quella accreditata in banca. Il pignoramento presso terzi necessita sempre dell’accertamento del giudice. Nel caso del conto corrente, la banca blocca le somme sul conto corrente del debitore e le trasferisce al creditore, ma sempre solo dopo verifica giudiziaria.
Accredito della pensione sul conto corrente: i rischi
Il pignoramento del conto corrente segue il codice di procedura civile. La procedura inizia dunque con una notifica al debitore, invitandolo a pagare il debito entro 10 giorni. Dopo quella data il creditore può chiedere al giudice di emettere un’ingiunzione di pagamento (che può essere impugnato dal debitore entro 40 giorni dalla notifica). Pignorare il conto corrente è sottoposto a un limite di pignorabilità. In altre parole, secondo la legge, si può prelevare solo la parte che va oltre il triplo dell’assegno sociale (1.509,81 euro nel 2023). Inoltre, non sono pignorabili i soldi necessari per i bisogni primari come vitto, alloggio, vestiti e spese mediche.
Il motivo principale per cui i pensionati continuano a preferire l’assegno dall’INPS è la diffidenza verso le banche Oltre al rischio che la banca fallisca (da ricordare che le somme sul conto restano garantite fino a 100.000 euro), bisogna considerare i costi tra bolli e altri balzelli che aumentano i costi. Si può arrivare fino a 200 euro all’anno persi dalla pensione con l’accredito presso il conto corrente, spesso per spese completamente inutili come l’addebito di canoni mensili. Di conseguenza molti pensionati preferiscono continuare con il metodo tradizionale, che è più scomodo ma non comporta perdite di denaro inutili.