La stagione invernale sembra prendere una pausa in diverse regioni d’Italia. In particolare, il Centro e Sud Italia stanno vivendo temperature anomale per questo periodo dell’anno, spingendo i comuni a modificare le date di accensione del riscaldamento La capitale non fa eccezione: Roma ha recentemente deciso di posticipare il momento in cui i termosifoni verranno accesi. Scopriamo insieme le ultime novità al riguardo.
Nella città eterna, il sindaco Roberto Gualtieri ha firmato un’ordinanza importante che rimanda l’accensione degli impianti di riscaldamento fino al 15 novembre. Questa decisione si è resa necessaria a causa delle temperature miti che continuano a caratterizzare le giornate romane. In tal modo, il Comune ha stabilito che i caloriferi potranno restare accesi per un massimo di 11 ore al giorno, da mattina presto alle 23 di sera.
L’ordinanza, numerata come 124 e datata 30 ottobre, prevede anche una modifica ai limiti di temperatura da rispettare. Secondo le normative vigenti, negli stabilimenti industriali e simili, la temperatura massima deve rimanere a 17°c, con una tolleranza di 2°c. Per tutti gli altri edifici, invece, il limite è fissato a 19°c, sempre con la stessa tolleranza. Queste misure potrebbero avere effetti pratici sulla quotidianità di molti cittadini, facendo riflettere su come il clima influenza le scelte amministrative.
Oltre a ritardare l’accensione generale, il provvedimento prevede delle deroghe in base alle esigenze di tipo pubblico. Le scuole materne, strutture sanitarie, case di riposo e anche le sedi diplomatiche non all’interno di condomini potranno accendere i riscaldamenti anche prima del 15 novembre, in quanto necessitano di temperature più elevate per garantire la sicurezza e il benessere delle persone che ospitano.
Ci sono anche attività industriali e artigianali che, per esigenze produttive e tecnologiche specifiche, non saranno soggette ai limiti standard di tempo e accensione. Questi dettagli mettono in luce come, in varie situazioni, la regolamentazione si adatti alle necessità particolari, riflettendo un approccio più flessibile rispetto alla problematica del riscaldamento.
Nonostante il diverso clima, anche in diverse province del Mezzogiorno si dovrà attendere fino al 15 novembre per accendere i riscaldamenti. Queste aree, che comprendono città come Napoli e Bari, si trovano sotto una fascia climatica che prevede la possibilità di accendere i caloriferi per 10 ore al giorno, sempre dalle 5 alle 23. La data di spegnimento è fissata per il 31 marzo 2025, un termine che viene stabilito per garantire una certa continuità nelle temperature nei periodi più freddi dell’anno.
Imperia, che si trova spessissimo in situazioni meteo più miti, fa parte di questa categoria. Tuttavia, potrebbero esserci alcune eccezioni temporanee in caso di abbassamenti bruschi delle temperature. Nel Nordest, il clima sostanzialmente diverso ha già fatto scattare la possibilità di accendere i riscaldamenti dal 15 ottobre, dando la possibilità ai residenti di affrontare il freddo in modo più efficace.
Il quadro si fa interessante se si considerano le province appartenenti alle zone B e A: la loro accensione dei riscaldamenti è prevista solo dall’1 dicembre 2024 e fino al 31 marzo 2025, con un tetto orario di sole 8 ore. Qui troviamo città come Palermo e Catania, spesso baciati dal sole, ma che non possono esimersi dall’accendere i termosifoni in inverno.
In particolare, la zona A, che comprende i comuni di Lampedusa e Linosa, prevede un tempo di accensione ancora più ridotto, limitato a sole sei ore giornaliere, fino al 15 marzo dell’anno successivo. Una situazione che non raramente porta a riflessioni sull’adeguatezza delle norme in relazione ai cambiamenti climatici in atto, e su come si possono meglio adattare per garantire comfort e sicurezza ai cittadini.
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