Pensione minima nel 2025, in che modo potrebbe cambiare nel prossimo anno. Le possibilità di un aumento della prestazione.
Quando si parla di pensione minima, ci si riferisce a un‘integrazione economica di natura assistenziale erogata in caso di possesso di particolare requisiti reddituali e previdenziali (da confermare all’INPS con il modello RED). La prestazione è versata in misura intera se il beneficiario ha un reddito pensionistico inferiore alla soglia minima stabilita dalla norma.
In caso di reddito compreso tra il minimo e due volte lo stesso, la prestazione è erogata in misura ridotta. Questo incremento è versato dall’INPS sulla prestazione pagata mensilmente. Ma non spetta a tutti, soltanto ai pensionati con trattamento liquidato con sistema retributivo e con sistema misto. I pensionati con trattamento contributivo non godono dell’integrazione al minimo.
Nel corso del 2024 il trattamento di pensione minimo è di 598,61 euro. Al quale però è stata aggiunta una perequazione straordinaria del 2,7 per cento che ha portato l’importo del trattamento minimo a 614,77 euro al mese. Ma al momento non è certo che ci siano risorse per confermare questo incremento anche nel 2025.
L’unica certezza per il prossimo anno è la rivalutazione dei trattamenti sulla base dell’indice di inflazione registrato a novembre. Le ultime due rivalutazione dall’inflazione avute nel 2023 e nel 2024 sono state abbastanza elevate, rispettivamente dell’8,1 per cento nel 2023 e del 5,4 per cento nell 2024. Le rivalutazioni servivano proprio a rispondere alla fiammata inflazionistica in corso con il conseguente aumento del costo della vita.
Le prospettive per il 2025 sono diverse, la stima per la rivalutazione di novembre applicata poi a tutti i trattamenti nel corso del 2025 è di 1,6 per cento, pari a 9,57 euro. Quindi l’importo complessivo del trattamento minimo potrebbe essere di 608,18 euro al mese, se non venisse confermato anche l’incremento straordinario del 2,7 per cento.
Le prospettive per innalzare il trattamento minimo a mille euro sono al momento ben poche, considerando che non vi è nemmeno la certezza di prorogare la perequazione straordinaria. Al di là delle dichiarazioni più ottimistiche dei politici fatte dei mesi scorsi e degli impegni assunti, le speranze di un incremento pari a quasi 400 euro sono minime. Si deve ricordare la scarsità di risorse esistenti e gli obblighi del nuovo Patto di stabilità.
Inoltre attualmente i trattamenti pensionistici anticipati stanno subendo una decisa sforbiciata, proprio al fine di limitare i costi pensionistici nel bilancio dell’INPS. Questo vale per il sistema delle quote che per altri istituti pensionistici destinati a donne e categorie di lavoratori precoci o con impieghi usuranti. Non resta che attendere le decisioni del governo che si concretizzeranno con la prossima Legge di Bilancio, ma con poche speranze di incrementi inattesi per le pensioni minime.
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