5 per mille, tutto quello che c’è da sapere sullo strumento solidale più potente del nostro paese: ecco come scegliere a chi donarlo.
Il 2 dicembre 2022 il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha diffuso l’elenco dei pagamenti relativi al 5×1000 del 2021, svelando un mondo di solidarietà spesso nascosto. Ma cosa rappresenta davvero il 5 per mille?
Questa quota di imposta sui redditi delle persone fisiche consente al contribuente di destinarla a enti non profit iscritti presso l’elenco dei beneficiari tenuto dall’Agenzia delle Entrate e alle iniziative sociali dei comuni. Introdotta nel 2006 e definitivamente stabilita nel 2014, la sua riforma nel 2017 ne ha ridefinito il meccanismo, delineando i destini possibili attraverso il DPCM del 2020.
Le finalità del 5 per mille sono chiaramente definite dalla legge, e gli enti non profit, così come alcune amministrazioni pubbliche, possono usufruirne. Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, insieme all’Agenzia delle Entrate, gestiva fino al 2021 la quota destinata a volontariato e Onlus.
Dal 2023, con il cambio introdotto dalla Riforma del Terzo Settore, la competenza si sposterà agli enti del Terzo Settore iscritti nel registro unico nazionale del Terzo Settore. Allo stesso modo, altri ambiti come ricerca scientifica, sanitaria, sport dilettantistico, tutela culturale e ambientale hanno le proprie amministrazioni di riferimento.
5 per mille, quali enti possono beneficiarne?
Il 5 per mille, spesso sottovalutato, è un prezioso strumento di solidarietà che, attraverso una firma nella dichiarazione dei redditi, può cambiare il destino di molte organizzazioni che operano per il bene comune. Possono beneficiare del 5 per mille gli enti non profit operativi negli ambiti del Terzo Settore, le associazioni sportive dilettantistiche riconosciute dal CONI, gli enti di ricerca scientifica e molti altri. Comuni, istituti universitari, e istituti di ricerca sono anch’essi nella lista di chi può ricevere questa preziosa quota di risorse.
L’iscrizione alle liste del 5 per mille è fondamentale e dipende dall’ambito finanziato. Ogni ente deve iscriversi presso il registro competente e il Ministero di riferimento. Ma c’è un altro lato della medaglia: tutte le organizzazioni beneficiarie, indipendentemente dall’ambito, sono tenute a una rigorosa rendicontazione entro un anno dall’incasso. Un atto trasparente che assicura l’adeguato utilizzo delle risorse.
Come assegnare il 5 per mille?
Assegnare il 5 per mille è semplice. Ogni contribuente può destinare lo 0,5 per cento dell’IRPEF a una delle categorie di soggetti ammessi, firmando nel riquadro corrispondente o scegliendo un’organizzazione e inserendo il suo codice fiscale. Con una firma, si può sostenere la ricerca scientifica, il volontariato, lo sport, la tutela del patrimonio culturale e tanto altro.
Per scoprire il valore del 5 per mille assegnato a ogni ente, basta consultare le liste annue pubblicate dall’Agenzia delle Entrate. Questi elenchi forniscono un quadro dettagliato degli enti beneficiari, dell’importo ottenuto e del numero di scelte espresse. Dal 2014, la procedura di iscrizione permanente ha semplificato il processo, garantendo continuità agli enti già iscritti.