Esiste la possibilità di andare in pensione con soli 16 anni di contributi: ecco quando questo è possibile e chi ne ha diritto nel dettaglio.
In materia di pensioni in Italia c’è sempre un gran dibattito, dal momento che rappresenta in senso assoluto uno dei temi più delicati da affrontare. Per una serie praticamente infinita di motivazioni. Si parte, infatti, con la questione relativa alle cifre che vengono percepite, dal momento che sono troppo basse per tener botta in un contesto economico come questo. Da una parte, infatti, le cifre percepite restano sempre uguali e non si adeguano ai tempi. Dall’altra i costi della vita stanno aumentando in maniera esponenziale, facendo ridurre in maniera netta il potere di acquisto che quegli stipendi hanno.
Chiaramente per molti è visto come un traguardo molto lontano da raggiungere e non è certamente un caso che questo argomento sia poco semplice anche per i giovani. Che infatti hanno la percezione che sia, nella migliore delle ipotesi, una sorta di miraggio lontano. Da questo punto di vista, però, c’è la possibilità, a determinate condizioni che andremo adesso a vedere, di andare in pensione dopo soli 16 anni di contributi. Andiamo a vedere nel dettaglio di che cosa si tratta e, soprattutto, chi ne ha diritto, al fine di fornire ai nostri lettori un quadro chiaro della situazione. Auguriamo a tutti una buona lettura.
In pensione con 16 anni di contributi: cosa sapere
Anche se la notizia non è nota ai più, si tratta di una eventualità che è contemplata nell’ordinamento giuridico italiano. Il riferimento normativo da questo punto di vista sono le deroghe della legge Amato, ma è un qualcosa che affonda le radici nel tempo, come si è soliti dire. Tale possibilità, infatti, viene concessa solo ed esclusivamente a coloro i quali hanno versato i contributi che sono richiesti per questo strumento entro e non oltre il 31 dicembre 1992.
Il sistema pensionistico di riferimento è quello retributivo. La seconda deroga che permette di avere la pensione dopo soli 16 anni di contributi è quella che prevede quanto segue. Chi ha ottenuto l’autorizzazione al versamento dei contributi volontari entro e non oltre il 1992 o, in alternativa, ha versato per la prima volta i contributi almeno venticinque anni prima dell’accesso al diritto alla pensione può andare in pensione. Solo ed esclusivamente, però, se per almeno dieci anni, in questi venticinque di cui sopra, non ha versato contributi. Prima di procedere, ecco cosa succede ai contributi versati in caso di morte.
Pensione dopo 16 anni: l’ultima possibilità
Un’altra soluzione è la pensione di vecchiaia contributiva. Essa viene riconosciuta a coloro i quali hanno almeno cinque anni di contributi nel momento in cui raggiungono la soglia dei 71 anni. Il riferimento, però, deve essere chiaro: conta solo quanto versato a partire dal 1° gennaio 1996. Se nell’anno di riferimento non si raggiunge la soglia minima prevista con l’assegno di pensione, non si ha diritto ad alcuna integrazione. Ecco quanto percepisco di pensione con 28 anni di contributi.